ALIMENTAZIONE

Infortuni e alimentazione: il valore dell'abbondanza

Il nostro equilibrio osseo è strettamente influenzato da ciò che assumiamo, attraverso i cibi, nei tre pasti quotidiani.

Il nostro osso, infatti, si impoverisce quando l’azione delle cellule costruttrici  che si chiamano osteoblasti diventa inferiore rispetto a quella delle cellule dette osteoclasti che sono deputate alla rimozione e al rimodellamento osseo. Queste due tipologie di cellule specializzate, naturalmente, non vivono isolate in modo asociale, ma collaborano tra di loro al fine di mantenere sempre un osso forte e sano e condividono con le altre cellule dell’organismo i segnali generali che l’organismo stesso produce, costituendo con esse un’intima unità che non può essere separata.

Diventa dunque importante capire che è priva di senso l’insistenza sul ripristino di un singolo fattore (la quantità di calcio assorbita) se contemporaneamente non si lavora anche su altri parametri di riequilibrio quali: una corretta assunzione calorica quotidiana (un’anoressica è osteoporotica anche se ha 18 anni!); un contemporaneo equilibrio del fosforo e degli altri minerali che  connessi con la densità ossea (sodio, zinco, silicio, magnesio); un adeguato apporto vitaminico (vit. C e D); un controllo dell’infiammazione, degli stati allergici e delle intolleranze; un controllo del grasso corporeo in eccesso; un adeguato funzionamento delle paratiroidi che sono tutti fattori che rafforzano e mantengono in equilibrio il lavoro di osteoblasti e osteoclasti. 

Il primo punto a cui prestare attenzione è senza dubbio il controllo della congruità dell’assunzione calorica quotidiana. Al di là di qualunque suddivisione percentuale tra nutrienti carboidrati proteine grassi e vitamine, se non si raggiunge la quantità di calorie di cui il corpo ha ogni giorno bisogno, l’organismo riceve un segnale di blocco delle funzioni di costruzione ossea e muscolare. In altre parole: se non si mangia, non c’è verso: l’ipotalamo segnala all’ipofisi di non stimolare in alcun modo la crescita ossea e muscolare.

Questa funzione di autodifesa è un’eredità dei nostri antenati del paleolitico, che hanno dovuto imparare a sopravvivere in un ambiente dove le carestie erano all’ordine del giorno, e dove l’unica difesa alla carenza di cibo era quella di rallentare i propri ritmi metabolici abbassando i propri consumi. Uno dei mezzi più semplici era quello di ridurre l’incremento di massa muscolare, che prevede però lo stesso mediatore della massa ossea (il GH o ormone della crescita). Oggi si è scoperto anche attraverso quali mediatori biochimici questo avvenga, e precisamente grazie alla modulazione della leptina, un ormone secreto dalle nostre cellule adipose di cui abbiamo già parlato.

Se proviamo a dare ad un’anoressica (o ad un atleta che segua da mesi una dura dieta ipocalorica) dei concentrati proteici (nella speranza di fare muscolo) o dosi massicce di calcio (per fare osso) non caviamo un ragno dal buco. Finchè un corretto segnale leptinico non va a sbloccare lo stop ipotalamico alla crescita, il risultato sarà zero. Il sangue di questa ragazza potrà infatti essere zeppo di calcio, ma in quella situazione non sarà in grado di depositarne a sufficienza nelle ossa, fino a che l’ipotalamo non darà il suo benestare. Sembra semplice da capire, eppure vi sono ancora molti che vedono nel solo apporto di calcio la via più diretta per ripristinare la densità ossea perduta. Possiamo fornire tutti i mattoni che vogliamo per la costruzione di una casa, ma se gli operai incrociano le braccia, nessun mattone verrà messo al suo posto.

Il corretto equilibrio leptinico è la via più importante per il ripristino della densità minerale ossea e la parola d’ordine resta sempre quella della prevenzione sia attraverso allenamenti ben impostati ovviamente che sono senza dubbio l’aspetto più importante per evitare di doversi fermare bruscamente ma con il presente articolo è doveroso sottolineare il ruolo fondamentale dell’alimentazione per aumentare sia la consistenza sia la resistenza ossea.

 

Barbara Fedrigo

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